LA PIZZICA DI PERSEFONE RIVIVE A PARIGI

“Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti. Ma ci sono anche i momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati. A questo punto comincia la danza”. Così parlava Pina Bausch, la grande coreografa tedesca che ha contribuito negli anni ’70 a promuovere il progetto artistico innovativo del teatro-danza. Progetto su cui si basa il lavoro di Maristella Martella. Salentina, coreografa di danze popolari del Sud, tredici anni fa ha fondato, insieme ad Eugenio Bennato e Silvia Coarelli, la prima scuola di tarantella Taranta Power Bologna. Da quell’esperienza è nata TarantArte, sede di corsi di pizzica e tarantelle del Sud e laboratorio di sperimentazioni che promuove e approfondisce lo studio delle danze popolari del Mediterraneo. La compagnia di TarantArte è composta da Silvia e Laura De Ronzo, Manuela Rorro e Miriam Costa, danzatrici con formazione diversa le cui differenti personalità contribuiscono a un’interpretazione originale e contemporanea della danza salentina. “Io la definisco nuova danza popolare – racconta Martella – perché la consapevolezza che abbiamo oggi della musica e del nostro corpo è stata influenzata da elementi che provengono da tutto il mondo.” Martella è stata la prima coreografa a portare in scena spettacoli di danza popolare coinvolgendo artisti di fama internazionale che hanno contaminato la danza mediterranea con la cultura musicale e coreutica dei loro Paesi. Negli anni ha elaborato un personale metodo didattico ed ha approfondito una ricerca teatrale ed espressiva sul Tarantismo e sulle danze tradizionali dell'area mediterranea attraverso i numerosi soggiorni in Maghreb, partecipando a riti familiari di danza e musica. “Il concetto di tradizione – racconta Martella – è complesso per il Salento. Quando ho cominciato a ballare ho imparato dai miei maestri dei passi che credevo appartenessero alla danza tradizionale. Poi ho cominciato a studiare a fondo la cultura salentina e mi sono resa conto di quanto sia confusa, misteriosa. Adesso posso dire che la danza tradizionale non esiste, è stata cancellata dalla memoria e va recuperata attraverso la riscoperta del rito da cui nasce”. Come abbiamo spiegato in questo articolo, per molto tempo i canti e i balli popolari del Sud sono stati abbandonati, per la profonda trasformazione sociale e culturale che portò il boom economico, ma anche perché i canti salentini erano legati al lavoro nei campi. “Durante la raccolta del tabacco le donne che lavoravano a piedi nudi nella terra, intonavano questi canti per non addormentarsi. Ecco perché quella generazione ha voluto dimenticare la musica che ricordava loro il lavoro estenuante”. Questo ha fatto sì che per molto tempo si creasse un buco nella storia della danza popolare del Salento. Poi grandi artisti, da Eugenio Barba a Giorgio Di Lecce a Cristina Ria, hanno riportato l’attenzione sulla pizzica, ma quella della danza salentina è, spiega Martella, una tradizione che in fondo non si può recuperare nella sua forma originaria. “L’unica possibilità per rintracciarne gli elementi primigeni è riscoprire la ritualità con cui si svolgevano queste danze”. Per questo è stato fondamentale l’apporto del maestro Antonio Infantino, esperto dell'iconografia della Magna Grecia che ha accompagnato la coreografa in un percorso di ricerca nella cultura universale greca e mediterranea. Dal lavoro di TarantArte è nato il primo film il cui unico linguaggio è la danza. Scritto e ideato da Maristella Martella e dalla regista Azzurra Lugari, La danse de Perséphone è girato nel cuore del Salento e indaga un rito antico rivivendo il mito di Persefone, che diventa il simbolo del rinnovamento della donna e della danza popolare. Cullate dalla musica degli Officina Zoé, nel film tradizione e mitologia si mescolano nel paesaggio naturale del Tarantismo, evocando sensazioni attraverso le immagini in modo che la visione diventi un'esperienza fisica. Il documentario è prodotto da Olèo films e France Television. “Io e Azzurra Lugari – racconta Martella – abbiamo presentato il soggetto sulla carta. Se ne sono innamorati e hanno deciso di finanziarlo subito. In Italia quando mai potrebbe accadere?”.